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November 03, 2012

IL CAVALIERE IMPAVIDO E IL DRAGO MERAVIGLIATO

fiaba per bambini coraggiosi
 testo di Alba Calicchio
 Illustrazioni di Luigia Cuttinedita da  


C’era una volta, e forse ci sarà ancora, un piccolo bambino, o forse era una bambina, ognuno racconta sempre la storia in modo diverso… comunque questo piccolo bambino da grande voleva fare il cavaliere.
Ma non un cavaliere qualunque, da grande voleva diventare un eroe, uno di quei cavalieri con l’armatura che vanno in giro a salvare fanciulle, vecchine, bambini, uno di quegli eroi che vengono chiamati nel momento del bisogno, ed in particolare da grande lui voleva affrontare un drago.
Aveva sempre sentito parlare dei draghi, animali maestosi, forti, invincibili o quasi. Animali spaventosi che potevano carbonizzarti con un solo soffio di alito.
Animali giganteschi, con ali imponenti, zanne lucide e taglienti ed artigli feroci.
A dire il vero il nostro futuro cavaliere aveva un po’ paura dei draghi, se li sognava la notte che gli facevano “Bù”. Però sentiva anche il bisogno di acquistare coraggio e fiducia in sé stesso, e l’unico modo era pensare di essere in grado di affrontare la sua più grande paura: i draghi.
Il piccolo cavaliere continuò a pensarla così per anni, si allenava con la spada, con l’arco e le frecce, si allenava nel combattimento corpo a corpo. E inoltre studiava, studiava tutto il bestiario medievale per documentarsi su tutti gli animali più feroci ed i loro punti deboli. Poi correva per fortificare il suo corpo, e inoltre sollevava pesi, cercava di scovare vecchine o fanciulle in pericolo da aiutare, e non sempre era un’impresa facile. Comunque così facendo e col passare del tempo il nostro piccolo cavaliere divenne un giovane cavaliere. Un giovane eroe, poco esperto a dire il vero, ma pieno di buone intenzioni.
Si presentava alle fanciulle dichiarando di essere un giovane cavaliere in cerca di gloria, offriva i suoi servigi a destra e a manca, in cerca di imprese gloriose da affrontare, ma poiché di gloria non si campa, per guadagnarsi il pane, usava il suo cavallo come una sorta di tassì, e dava passaggi a pagamento a chiunque lo richiedesse.


Non sempre era soddisfatto di sé stesso, per quanto si desse da fare non riusciva a diventare un vero eroe; nessun menestrello aveva mai cantato le sue gesta, anche perché le sue gesta non erano, a dire il vero, così memorabili. Raccontare del cavaliere che dava passaggi alla gente non sarebbe stato molto avvincente, sigh sigh. E’ dura diventare un eroe di professione: finchè lo fai gratis tanto quanto, ma campare di eroismo è molto molto dura.
Senonchè un giorno il nostro quasi eroe giunse nei pressi di un villaggio lontano lontano lontano e sentì un racconto da un anziano signore, anzi un vecchio vecchio vecchio. Questa storia leggendaria narrava di una grotta custodita da un drago, un posto così difficile da raggiungere che veniva chiamato “La Tomba degli eroi”.
“Ma che tesoro è nascosto in questa grotta?”
Questo nessuno lo sapeva, perché nessuno era mai tornato indietro vivo per raccontarlo, ma si narrava di tesori meravigliosi custoditi dal crudelissimo drago. Chi parlava di monete d’oro, chi parlava di gemme preziose, c’era perfino qualcuno che credeva che il drago custodisse l’elisir di lunga vita.

Il nostro quasi eroe rimase incantato da questo racconto, wow… un drago, un drago vero. Può darsi che la storia fosse vera e che il drago fosse veramente non lontano da quel villaggio. Cavoli! Avere un drago a portata di mano e non andarlo a scovare era proprio da vigliacchi. Se uno vuole fare l’eroe scovare i draghi è il suo mestiere.
Il nostro cavaliere decise di affrontare l’avventura, fece rifornimento di cibo e di armi, e si fece raccontare a grandi linee come si arrivava nella grotta dove morivano gli eroi.
Il cavaliere avanzava quatto quatto in sella al suo ronzino, ad ogni fruscio di foglia si voltava con aria circospetta, e piano piano avanzava nel bosco.
All’inizio era molto agitato, man mano che proseguiva acquistava sicurezza, cacciare i draghi dopotutto era il suo destino.
Ed ecco che finalmente giunse nei pressi di una grotta, che si trovava suppergiù dove gli avevano detto.
La grotta era buia buia, non c’era nessun rumore e non si vedeva a un palmo dal naso.
Deglutì, bevve un poco di acquaforte dalla sua fiaschetta e si fece coraggio: “Dai ce la posso fare”.
Entrò di soppiatto, con passo felpato, con la schiena alla parete, cercando di essere il più prudente possibile. Il buio era terrorizzante, ma il giovane cavaliere non voleva arrendersi, voleva vedere un drago dal vivo, e poi semmai morire con coraggio.
Morire con coraggio… un brivido gli scese lungo la schiena… certo per affrontare il drago doveva essere pronto ad affrontare anche il rischio della morte. Fece un respiro profondo, si asciugò il sudore, e proseguì, in silenzio, per poter percepire il minimo rumore, il minimo alito di vento…
Finchè… FIUUUUUU, ORCHHHH, FIUUUUUU, ORCHHHHH, FIUUUUUU, ORCHHHH.
Altro che minimo alito di vento, questo era il russare di un drago bello grosso, e a giudicare dal calore e dal rumore non doveva nemmeno essere troppo distante.
Il drago non era lontano!!! Finalmente il sogno di una vita si stava avverando!
Emozionato e tremante il cavaliere continuò nella direzione del grosso soffio caldo.
Finché ahimè, non andò a sbattere contro un enorme zampone.
Il drago si svegliò improvvisamente, il cavaliere sentì il suo respiro mutare in fretta e cambiare decisamente ritmo.
- Chi è?, disse il drago. E accese con un soffio veloce un piccolo braciere alle sue spalle.
La caverna si illuminò improvvisamente, e il cavaliere finalmente riuscì a distinguere una enorme figura nera. Piano piano l’immagine divenne più nitida, gli occhi si abituarono alla luce, ed ecco il drago stagliarsi in tutto il suo splendore davanti a lui.

Era grande, enorme, un po’ cicciotto a dire il vero. Con degli enormi, giganteschi occhi neri, profondi come una caverna. Le labbra erano grandi grandi e la bocca se sembrava smisurata chiusa non vogliamo immaginare come poteva apparire spalancata!
Il drago si guardò intorno ed improvvisamente notò questo piccolo ometto ai suoi piedi. Fece un sobbalzo, sembrava proprio che non si aspettasse visite.
- OHIBO’, disse il drago, stupito. “Un cavaliere che è riuscito a giungere vivo fino a qui. Questa proprio non me la aspettavo!”
Il drago sembrava quasi incuriosito… piacevolmente sorpreso, come se dopo tanto tempo da solo si fosse un po’ scocciato e volesse compagnia.
- Dunque cavaliere, eccomi qui, sei davanti al grande drago della Tomba degli Eroi, sai che sei giunto alla fine del tuo viaggio ed anche a quella dei tuoi giorni?
- Ma… ma… questo signor drago lei non lo può sapere con certezza finchè non ci battiamo… io sono un rinomato cavaliere impavido ed eroico, e qualche volta i draghi vincono, ma qualche volta i draghi perdono…
-OHIBO’ sto cavaliere ha anche la lingua lunga… - pensò il drago- Orsù dunque cavaliere osi sfidarmi? E con quali armi di grazia credi di potermi sconfiggere?
-Con indomito coraggio, fiducia in me stesso, e la volontà di non essere sconfitto, inoltre ho la mia possente spada che è rimasta a tutt’oggi invitta. (Certo perché non ho mai combattuto un vero duello – pensò il cavaliere, ma voleva cercare di vendersi bene).
-Quindi in realtà non hai mai combattuto!
-Cosa??????? Io questo non l’ho detto.
-Ma come cavaliere, non ti hanno insegnato niente? Non lo sai che i draghi possono leggere nelle menti umane?
-Accidenti, ora il drago non lo avrebbe più preso sul serio… che razza di cavaliere era uno che non aveva mai combattuto un duello?
Hi Hi Hi ridacchiò il drago sentendo i pensieri del cavaliere.
-Ma io non posso mollare, non devo mollare, tutta la vita ho aspettato di potermi confrontare con un drago e non cederò proprio adesso, non cederò, non mi arrenderò mai. Questo drago per quanto è spaventoso dovrà faticarsela la mia morte, io non mi arrendo… io non mi arrendo. (Pensò il cavaliere in preda all’ansia e alla paura).
- Mhhh abbiamo un vero coraggioso qui. Non credo mi sia mai capitato un cavaliere veramente coraggioso… E’ decisamente una novità. Vediamo quanto durerà questo tuo coraggio…
Improvvisamente il drago sparì davanti agli occhi del cavaliere, puff, un attimo prima davanti ai suoi occhi c’era un enorme drago nero, un attimo dopo non c’era niente, il drago era letteralmente sparito.
Il cavaliere iniziò a guardarsi attorno con ansia, non riusciva a vedere più il drago ma sentiva in qualche modo che il drago era ancora là, iniziò a girarsi su sé stesso, in cerca di qualche anfratto, qualche possibile nascondiglio in cui il drago poteva forse essersi rifugiato, ma le pareti erano del tutto lisce, non riusciva davvero a immaginare dove il drago poteva essere finito… Quando improvvisamente, dall’alto un qualcosa lo colpì sulla testa, come una forte bastonata sulla fronte, un dolore acuto al cranio, agli occhi, un dolore che fa lacrimare e senza che te ne accorgi vedi tutto annebbiato. Un dolore misto a paura, la paura di non sapere che succede, la paura di non aver riconosciuto il pericolo, e di non aver ancora capito che cavolo è successo.
Il cavaliere si sedette a terra, anzi si ritrovò a terra perché le gambe si erano come piegate, e seduto per terra, con la testa dolorante, sentì una voce:
-Allora cavaliere ti senti ancora così impavido?
Il cavaliere si guardò attorno spaventato, non capiva da dove provenisse la voce del drago.
Poi dal nulla comparve proprio davanti al suo naso la testa del drago, solo la testa, come se levitasse nel vuoto, staccata da qualsiasi corpo, c’era una testa che gli parlava:
-Non mi dire cavaliere, ma non sai proprio nulla, non sai nemmeno che i draghi possono diventare invisibili a loro piacimento? Sarai un cavaliere coraggioso, ma a quanto pare il tuo coraggio è dettato dall’incoscienza, dall’ignoranza crassa di cosa sia veramente un drago!
Il cavaliere non si era mai sentito così impotente in tutta la sua vita, così inadeguato, si rese conto che tutto l’allenamento che aveva fatto non lo aveva preparato minimamente ad affrontare un drago, e che lui non aveva nemmeno la più pallida idea di quale realmente fosse la potenza di un drago. Si sentì come un’insignificante formichina che il drago poteva schiacciare in qualsiasi momento a suo piacimento. Le lacrime continuarono a scendere sul suo giovane viso, e questa volta non per il dolore della botta in testa, ma per il dolore di essere fragile, di essersi reso improvvisamente conto di tutta la sua fragilità in un solo attimo, come se per tutta la vita avesse cercato di convincersi di essere un leone ed essersi reso conto all’improvviso di essere solo un minuscolo topolino bianco.
Il cavaliere tremò, e pianse le lacrime più amare di tutta la sua vita, il sale delle lacrime gli scendeva in gola ma lui non ne sentiva più il sapore, l’unica cosa che riusciva a pensare era: “lui mi ucciderà”.
Il drago diventato di nuovo invisibile iniziò a sghignazzare: -Lo vedi che alla fine tutti quanti hanno paura, e che tu non sei poi tanto speciale?
E giù un'altra botta al cavaliere, questa volta sulla schiena, poi sulla pancia.
Il colpi cadevano dall’alto senza nessun preavviso, e il cavaliere non aveva nemmeno il tempo di accorgersi di essere colpito, tutto il suo corpo era dolorante, la paura lo paralizzava, e lui rimaneva là immobile, spaventato e impotente sotto una pioggia di zampate di drago. Credette di morire, o forse desiderò di morire, perché sentiva di non avere più la forza per reagire, sentiva che il drago aveva ragione e di essere solo un cavaliere fifone.
Il drago dal canto suo, rideva a crepapelle, sghignazzava come un bambino, sembrava non essersi mai divertito tanto. I suoi rantoli gioiosi, dovevano essere ciò che si chiama una risata di drago, rideva così tanto da avere l’affanno.
Il cavaliere riusciva chiaramente a sentire il suo respiro pesante, divertito ed affannato.
Certo!!! Pensò il cavaliere, io non lo posso vedere ma lo posso sentire!!!
Ma ecco che il drago si zittì immediatamente.
Cavolo, mi ha sentito, pensò il cavaliere, ho pensato troppo ad alta voce!
E giù un altro colpo sulla testa del cavaliere, che ormai aveva la fronte così piena di bernoccoli da sembrare una cesta di arance.
Il cavaliere stava soccombendo sotto i colpi, ma ad un tratto l’istinto, senza nemmeno pensare a quello che stava facendo lo fece strisciare lateralmente, schivò il colpo del drago. Un po’ rintronato e barcollante il cavaliere iniziò a scappare con tutto il fiato che aveva in corpo, correva verso l’uscita senza guardarsi attorno, e tutto quello che riusciva a pensare era: Voglio vivere, voglio vivere, ho paura.
Il drago ritornò visibile, stupito dello scatto felino del cavaliere, lo guardava a bocca aperta correre via, si fermò deglutì e scoppiò a ridere in una risata crassa, rideva, rideva, rideva di gusto mantenendosi la pancia con le zampe per il troppo ridere: “Alla faccia del cavaliere coraggioso!!! E’ uno dei tanti, è come tutti gli altri”. E rideva, rideva, rideva.
Le risate erano così forti che il cavaliere le sentiva anche se stava correndo, il cavaliere le sentiva e stranamente quelle risate gli facevano molto più male delle botte che aveva preso, i lividi, i bernoccoli, la testa come un cesto d’arance, non facevano male come il suono di quella risata fragorosa. Quella risata era come una fitta al cuore, lo stomaco gli si contrasse in un crampo doloroso e improvvisamente le gambe si fecero pesanti, il cavaliere faceva sempre più fatica a correre, ogni passo sembrava sempre più lento, più arduo, aveva come la sensazione di muoversi al rallentatore (ma chissà se un cavaliere medievale ha poi idea di cosa sia il rallentatore!), comunque tutto diventava lentissimo, così lento da sembrare quasi fermo. Cavolo era fermo!!!! Perché si era fermato??? Perché mai si era fermato????? Scappa! Scappa!- Gli gridava il cervello.- Scappa finchè sei in tempo, salvati ora, è l’unica occasione che hai, non ce ne sarà un'altra! SCAAAAAPPPPAAAAAAAAA STUPIDO IDIOTA!
Ma il cavaliere, inaspettatamente, senza sapere nemmeno lui il perché, decise di non scappare. Sapeva che si sarebbe fatto ancora più male, sapeva che la battaglia sarebbe stata furiosa, sapeva che sarebbe potuto morire e che forse era già praticamente morto o che comunque stava firmando la sua condanna… ma meglio morire che provare quel doloroso, devastante, umiliante, frustrante, annichilente crampo allo stomaco, non voleva mai più sentire il crampo del vigliacco. Meglio morire con coraggio che vivere con la consapevolezza di essere un cavaliere pavido, con l’onta di essere scappato dopo aver cercato un drago per tutta la vita!!!
Decise di non pensare più a nulla, non pensare ai rischi, alle conseguenze, non pensare a cosa fare, né a come farlo, non pensare più, essere puro istinto, e con tutta la forza che aveva si lanciò in una corsa matta e disperatissima in direzione del drago, afferrò dal muro una vecchia torcia spenta da brandire come arma e iniziò a colpire alla cieca, in tutte le direzioni, come fosse matto.
Il drago era rimasto visibile a sghignazzare, con la pancia in mano, e quando si vide arrivare questa piccolo omino furioso, che si lanciava verso di lui senza nemmeno guardare avanti e senza pensare… rimase senza parole.
-Ohibo’ ma che vuole fare questo adesso?
Per la prima volta il drago si sentì strano, per la prima volta non sapeva cosa stava pensando il suo avversario, perché per la prima volta il suo avversario non pensava!
Per la prima volta in vita sua il drago non sapeva cosa fare, non capiva in che situazione si trovava, come essere sicuro di dove l’avrebbe colpito il cavaliere? Come essere sicuro di cosa avrebbe fatto il cavaliere? Come essere matematicamente certo di schivare i colpi, se neanche il cavaliere stesso sapeva dove stava colpendo?
Questa incertezza, questa componente di rischio, era qualcosa che il drago non aveva mai provato, non aveva mai provato da centinaia di anni, da quando era solo un draghetto appena uscito dal guscio! Da quando era un moccioso drago insicuro che non sapeva leggere nel pensiero né diventare invisibile!!
E così, dopo centinaia di anni di sicurezza, il drago si sentì di nuovo piccolo, fragile e insicuro, perché per la prima volta non era sicuro di cosa avrebbe dovuto fare, per la prima volta dopo tanti secoli si ritrovò davanti al rischio e all’incertezza. E così il drago si rese conto che non era disposto a rischiare, non era disposto a rischiare nemmeno uno stupido graffio, non era disposto ad affrontare l’incertezza, non era disposto ad affrontare un duello che non sapeva già come sarebbe finito!
E così senza capire come, il drago si ritrovò a fare un lento, pesante passo indietro. Il cavaliere correva verso di lui con la furia cieca della disperazione, e il drago non voleva, non voleva che quel cavaliere tutto matto gli venisse addosso, fece un altro passo indietro, questa volta un po’ più veloce.
Il cavaliere agitava il bastone con tutta la sua forza, aveva gli occhi solcati dalle lacrime e non vedeva più niente. Andava avanti, correva, inciampava, si rialzava e continuava a correre senza fermarsi un attimo, continuava a correre nella direzione del drago, e urlava con tutta la sua forza.
Correva, correva, ma stranamente il tragitto sembrava non finire mai, sembrava un tempo interminabile, la grotta, la corsa sembravano non avere mai fine.
Il cavaliere continuava a correre alla cieca, deciso a giocarsi il tutto per tutto, a combattere fino alla fine, quando a un certo punto cercò di asciugarsi gli occhi per capire bene dove si trovava, come mai non aveva ancora raggiunto il drago????
Si era appena asciugato le lacrime quando vide ciò che nessun cavaliere aveva visto mai:
il drago, si era alzato in piedi, e gli dava le spalle, saltellando lentamente e con potenza verso il fondo della grotta (se mai quella grotta infinita aveva un fondo!).
Il cavaliere non capiva, il drago si muoveva in maniera sconclusionata, dimenando le sue ali atrofizzate, saltellava agitando il suo enorme sederone nero e molliccio, facendo un rumore simile a BOING, BOING, BOING.
Saltellava????????????
All’improvviso un’idea gli balenò nel cervello: Il drago stava scappando!!!
Era assurdo ma il drago stava scappando, aveva lasciato incustodito il suo tesoro e stava scappando!!! Stava SCA-PPA-NDO!
Il cavaliere si guardò attorno senza fiato, senza ancora aver capito cosa era successo, e scoprì che davanti a lui c’era una montagna di monete doro, che di solito il drago usava come giaciglio. Il drago era scappato lasciando il tesoro di monete d’oro, e lui era lì, ancora vivo, con la testa ancora piena di bernoccoli come se fosse un cesto d’arance… ma in fin dei conti aveva vinto!!! Aveva messo in fuga il drago e guadagnato un tesoro!
Il cavaliere si accasciò sulla pila di monete, era esausto e stranito, chiuse gli occhi, e sentì delle calde lacrime che gli rigavano il viso. Ed ecco che una strana sensazione gli dette un fremito lungo tutto il corpo… Stava ridendo, ora finalmente era lui che rideva!!
E fu così che da allora in poi il cavaliere impavido fu cantato da tutti i menestrelli, e la sua storia rimase nota nei secoli come quella del “cavaliero che mise in fuga il fifone drago nero!”
FINE


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